Il dramma di un giovane italiano
Cari amici, ieri ho ricevuto una mail di un ragazzo di 23 anni, che vive in una cittadina del Sud Italia. E’ una mail dal contenuto amaro.
Non so a cosa possa servire la sua pubblicazione, però ho deciso di farlo lo stesso. Spesso l’attenzione dei media è puntata su altri drammi trascurando quelli costretti a vivere, non da stranieri e clandestini, ma nostri connazionali.
Carissimo Liborio,
Seguo sempre con interesse il tuo sito. Mi piacciono gli argomenti che tratti e come li tratti. Ho deciso di scriverti perché volevo denunciare il dramma che si vive nella mia terra con la speranza che almeno tu possa dare voce a tutti i disperati come me che sono costretti a subirli.
Sono un ragazzo di 23 anni, vivo in una ridente cittadina del profondo Sud. Ho frequentato il liceo scientifico e mi sono diplomato con un buon risultato, 85/100. Con in mano il diploma mi sentivo ricco e carico di speranze. Mi sono iscritto all’Università in Scienze della Comunicazione e appena un anno e mezzo dopo, per motivi di famiglia, ho dovuto abbandonare gli studi.
A questo punto è iniziata la mia odissea. La necessità di trovare un lavoro mi ha fatto conoscere una realtà che non immaginavo, fatta di sfruttamento e di lavoro sommerso. Lavori stagionali faticosi, pagati pochissimo e senza peraltro rispettare normali le scadenze di pagamento. Pretese, da parte dei “padroni” di rimanere al lavoro più delle normali 8 ore lavorative e pronti a sfruttarti nel peggiore dei modi.
Tutti i belli ideali studiati a scuola sono scomparsi in un battito di ciglia, il mondo, almeno qui al sud, è diverso rispetto a quello descritto dalla televisione, è ancora peggio. Ma per bisogno e perché impossibilitato ad emigrare ho resistito e sto cercando di resistere. Mi sono sempre consolato dicendo: “tanto gli altri non stanno meglio di me”.
Come ti dicevo ho fatto diversi lavori, tutti saltuari e sempre in nero e come è ben intuibile, senza mai un diritto, alla faccia della tanto odiata legge 30 e della flessibilità, che qui è sempre esistita e nessuno ne ha mai parlato.
Ma veniamo al dunque, al perché oggi ho deciso di scriverti. Durante la stagione estiva in qualche modo si riesce a trovare un’occupazione, certo faticosa, saltuaria e mal pagata, ma qualcosa si trova. E’ nel periodo invernale che il tutto si complica diventando più difficile. I lavori in campagna scarseggiano, nella muratura anche e per i più “fortunati” restano quelli delle botteghe, dei Supermarket, dei negozi ecc. le mansioni richieste sono tra le più disparate, dal garzone, al commesso. Ebbene, caro Liborio, giorni fa’ un mio amico d’infanzia con il quale ogni tanto esco, mi ha fatto sapere che un suo parente, proprietario di un panificio, si stava allargando e da lì a qualche giorno avrebbe aperto una terza rivendita. Per ciò aveva bisogno di un addetto fisso al bancone. Praticamente, l’occasione della mia vita, un lavoro stabile e sicuro, sotto un tetto dove di sicuro non sarei morto di fame.
La mattina dopo mi sono recato dai titolari dando la mia disponibilità per tale attività. I titolari mi hanno prospettato il lavoro, si trattava di stare dietro il bancone e servire i clienti e prima della chiusura bisognava fare le pulizie. Al mattino si iniziava alle 6:30 e si chiudeva alle 14:30 (8 ore al giorno), dal lunedì al sabato. Fin qui tutto bene. La nota dolente è arrivata nel chiedere quanto avrei avuto in cambio per i miei servigi. Mi hanno detto che all’inizio erano disposti a pagarmi (in nero) 300 euro al mese e poi se ero bravo mi avrebbero aumentato qualcosina.
Potrai immaginare quale poteva essere il mio stato d’animo: ero mortificato e mi sono sentito persino “disprezzato” da quei signori, che poi signori mi sa che non lo sono per niente. Vedendo la delusione dipinta sul mio volto e cogliendo il motivo, mi hanno detto, giusto perché ero io, che ho la nomea di ragazzo serio e lavoratore, e in via del tutto eccezionale avrebbero fatto lo sforzo di aggiungere altre 50 Euro al mese. Ho detto NO, va bene tutto, ma la dignità è la dignità. E poi facendo un calcolo nemmanco tanto preciso avrei guadagnato poco più di euro l’ora. Mi sono congedato con lo stato d’animo a pezzi, ma orgoglioso per non aver accettato di farmi ridurre in schiavitù, ma non è servito a nulla, ieri dietro al bancone c’era una signorina, dall’espressione triste, che serviva i clienti.
Adesso ti chiedo: dov’è lo Stato, Liborio? Dov’è l’Europa? Che ci stiamo a fare nell’Unione Europea quando da noi capitano cose di questo genere?
Non so se pubblicherai questa mia lettera, qualora decidessi di farlo, Ti prego di non rendere pubblica la mia identità, prima perché mi vergogno per la mia terra e poi perché spero ancora di trovare un lavoro sicuro.