Tre parole, solo tre, per direche non è possibile il continuo rincaro del costo dei carburanti, non è più sostenibile. Il gasolio ha raggiunto quote inimmaginabili superando abbondantemente il costo di euro 1,25, più di 2400 delle vecchie e rimpiante lire, per non parlare poi della benzina. Occorre che il governo faccia, e nel più breve tempo possibile, qualcosa. Potrebbe iniziare ad eliminare le pesanti accise che gravano pesantemente sul costo finale del prezioso liquido, oppure alleggerire tutti quei rincari che dovevano essere una tantum per la ricostruzione delle varie località italiane distrutte dai terremoti. Ma non lo fa. Ad essere colpite maggiormente da questi rincari, manco a dirlo, sono sempre le solite fasce più deboli, quelli che vivono di appena 1000 euro al mese e che hanno bisogno dell’automobile per recarsi al lavoro. Le notizie che arrivano dal fronte quotazioni del petrolio non sono incoraggianti, il Sole 24 ore ci comunica che il barile è quotato a 99 dollari, e ha sfiorato quota 100. Ci fa notare inoltre che l’euro ha raggiunto un altro primato sul dollaro adesso gli americani hanno bisogno di 1,47$ per acquistarne uno. Questo dovrebbe favorirci, in realtà, e non si capisce il perché, il costo dei carburanti continua a crescere.
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Fosse solo il carburante! Quando poi iniziano a speculare anche su pane e pasta capisci che fine stiamo facendo!
L'euro ha battuto un altro record! Serve solo a favorire l'inflazione e l'aumento dei costi! Non ho ancora visto o sentito qualcuno che abbia speso una parola positiva per l'euro. Dovevamo proprio farlo circolare? E mi domando: doveva proprio circolare così presto?
Solo Prodi è felice!
Il governo dovrebbe sostenere almeno le spese del rincaro carburante, invece aggrava sulla stessa spesa con tasse anche del 65 % e non solo, ci fa pagare anche l'iva del rincaro.
Che dire, ringraziamo tutti faccia di mortadella, per come porterà al collasso la nazione e non parlatemi dell'ex governo Berlusconi, adesso (forse) c'è una maggioranza ed è alla fantomatica maggioranza alla quale mi ribello.