Ma dove vai se le infrastrutture non ce l’hai? Da nessuna parte purtroppo. Il Paese per essere competitivo ha bisogno di nuove e moderne infrastrutture. Le sole linee aeree non bastano a colmare il gap infrastrutturale, servono strade, autostrade e soprattutto ferrovie, ma servono anche strutture turistiche moderne e attrezzate. La Cgia di Mestre nei giorni scorsi ha messo a confronto i chilometri di ferrovie, di autostrade, di strade statali e provinciali e di fiumi navigabili in rapporto alla popolazione dei principali Paesi dell’Europa dei 15. Il risultato che emerge da questa comparazione è che l’Italia è quasi sempre in coda alla classifica. “Per quanto riguarda le ferrovie – rileva una nota dell’associazione artigiana –, abbiamo 28 km di strada ferrata ogni 100.000 abitanti. I nostri principali “competitors” ci surclassano. La Germania ne registra 43,4 km, la Francia addirittura 51,1. A guidare la classifica l’Austria con 70 km di ferrovie ogni 100.000 abitanti”.
“Quando il confronto prende in esame come parametro di riferimento il numero di Km di autostrade ogni 100.000 abitanti le cose peggiorano. Nel nostro Paese registriamo 11,4 km, in Germania 14,6 e in Francia 16,7. la Spagna addirittura più del doppio di noi con 23,8 km ogni 100.000 abitanti”. E la situazione precipita quando la comparazione si basa sul numero di chilometri di fiumi e canali navigabili. “Mentre la Francia ne registra 13,9 ogni 100.000 abitanti – scrive la Cgia di Mestre – la Germania 9,1, il Belpaese solo 1,5. Solo con la viabilità cosiddetta “locale” riusciamo a salvare la faccia. In questo caso registriamo 278,2 km di strade statali e provinciali contro i 266,3 Km della Germania. La Francia, invece, ancora una volta ci surclassa con ben 629 km ogni 100.000 abitanti”.
“È bene ricordarlo – commenta il segretario Giuseppe Bortolussi – che a preoccuparci non è solo il dato quantitativo messo in evidenza da questa analisi ma, anche, il livello qualitativo delle nostre infrastrutture che purtroppo penalizza oltre misura non solo i cittadini, ma soprattutto l’economia”.
“Spesso – continua – ci accusano che il sistema delle imprese dovrebbe fare più ricerca e più innovazione per competere con i mercati internazionali. Giustissimo. Ma, se riuscissimo a fare con grande sforzo, anche questo salto di qualità, le nostre merci dove le faremmo transitare?”.
“E infine, se paghiamo più tasse degli altri e abbiamo una spesa pubblica tra le più elevate d’Europa, che fine fanno e hanno fatto i nostri soldi? Sicuramente, alla luce di questi dati, con il debito pubblico non abbiamo “infrastrutturato” il Paese”.
View Comments (0)
E come ci riusciremo? Certamente non con un tal di nome Pecoraro Scanio che trova sempre e comunque il modo di dire no a tutto; no al Ponte sullo Stretto, no all'ormai famosa TAV, no ai termovalorizzatori, no agli inceneritori, no al nucleare, no e basta! Le volte in cui ha detto "SI" si possono contare: sono 344, tante quante le consulenze che il Signor No ha dispensato alle sue clientele; il tutto a carico dello Stato.