Spiegare un Papa tedesco e perfino illuminista
Joseph Ratzinger è il primo Papa teologo da molto tempo. Uno scrittore vaticanista una volta ha detto che nessun altro tedesco dai tempi di Martin Lutero ha avuto un effetto così profondo sulla Chiesa. Autore dei manuali usati nelle università, finora ha scritto un’enciclica, intitolata “Deus Caritas Est”, Dio è amore – non esattamente quello che ti aspetti da un ortodosso tenace – una riabilitazione sorprendente dell’amore carnale. Quando cessa di essere Papa e militante, quando ridiventa pensatore e teologo per consegnarci la sua versione della vita di Gesù, Joseph Ratzinger fa meraviglie. Chi ha letto il libro, ne ha ammirato l’intelligenza notevole nell’esaminare un problema chiave della teologia contemporanea: come accordare il messaggio dei Vangeli e quello delle scienze storiche. Comunque la si pensi, anche al più prevenuto degli intellettuali si è spalancato in bellezza il capitolo dedicato alle grandi immagini del Vangelo di Giovanni: l’acqua, la vite, il vino, il pane, ecco l’inesauribile.
Non molti hanno creduto che un pastore bavarese, figlio di un gendarme tedesco, sarebbe diventato, in soli due anni, uno dei pontefici più popolari nella storia. Il Professor Hans Kung, uno dei massimi teologi dissidenti del cattolicesimo romano, quando insegnava all’Università di Tubinga, amava deridere il collega Ratzinger per le sue aule vuote: non diceva ciò che gli studenti nel 68 volevano sentire. Nel 1979 il Vaticano revocò a Kung la licenza di insegnare teologia cattolica per aver messo in discussione l’infallibilità del Papa. Giovanni Paolo II non lo ha mai incontrato per un quarto di secolo. Papa Benedetto lo ha ricevuto dopo un anno.
Benedetto XVII sa che non può sperare nelle conversioni di massa o nell’evangelizzazione di intere popolazioni. Ovviamente non aprirà mai ai preti sposati e alle donne, nè indietreggerà di un millimetro sulla difesa della vita. Ma, paradossalmente, è quello dell’apertura al dialogo con i non credenti, è il pontefice della persuasione razionale. In un’era in cui la ragione ha pochi difensori, questo Papa è terribilmente consapevole dell’oppressione portata dall’irrazionalità: la dittatura del relativismo – il rifiuto di norme assolute- e l’islam radicale.
La sua “lectio magistralis” ha scatenato una polemica feroce non appena ha esplorato le teorie sulla relazione tra fede e ragione: l’una richiede l’altra. Da Papa, Joseph Ratzinger guarda ad Atene e Gerusalemme, dalla cui unione, ha detto orgogliosamente, è nato l’Occidente. Il reciproco avvicinamento interiore, che si è avuto tra la fede biblica e l’interrogarsi sul piano filosofico del pensiero greco, è un dato di importanza decisiva dal punto di vista della nostra storia. Quest’incontro, al quale si aggiunge successivamente il patrimonio di Roma, ha creato l’Europa. E’ il Papa che insiste su una fede temperata dal logos, che in greco significa sia “ragione” sia “parola”. “Dio agisce attraverso il logos” e così ha intenzione di fare il suo rappresentante in terra. Questo timido studioso, che durante i suoi giorni di Tubinga meditava sul detto di Agostino “in interiore homine habitat veritas”, non ha mai smesso di cercare la verità. E inizia a preoccupare seriamente gli spettatori della devastazione globale. Ha già una pessima reputazione. E’ perfetto.