Lettera aperta al ministro della P.I
Onorevole Ministro,
queste righe per esprimerLe disgusto e delusione profonda; per esprimere critica e rabbia alla Sua opera di riordino dei quadri orario degli istituti professionali, effettuata in palese stato di ignoranza o comunque di scarsissima conoscenza (ne diretta ne indiretta) degli argomenti trattati (e dei tagli previsti).
Vede Onorevole Ministro, chi come me si sveglia alle sei ogni mattina per andare a svolgere la sua attività lavorativa in una scuola sperduta, alla notizia che la propria disciplina (C520 – Laboratorio di ricevimento negli istituti professionali alberghieri) sarà decurtata di un’ora nelle prime classi (si passa da tre a due ore settimanali) e addirittura sparirà nelle seconde classi, conserva la lucidità per capire che il Suo piano di riordino è solo un modo molto discutibile e meschino di mettere uomini e donne letteralmente alla porta in virtù di logiche (se di cose logiche si tratta) che privilegiano solo ed esclusivamente aspetti economici in totale e pieno disprezzo di valori umani prima ancora che professionali. In totale e pieno disprezzo di valori di democrazia del lavoro e di valorizzazione delle risorse umane che questo dannato paese ha e che non sa curare.
Chi propone tali riduzioni dei quadri orario con spietata precisione di insegnamenti dovrebbe quantomeno avere il buonsenso di vedere, istituto per istituto, quali sono gli insegnamenti caratterizzanti. Di certo Lei non si è curato di questo e se lo ha fatto di certo è stato molto superficiale, mi permetta, e i fatti non si spiegano altrimenti Onorevole Ministro e non sono suscettibili di valutazioni soggettive ne giustificabili con scuse di alcuna natura.
Come me lo scorso anno migliaia di insegnanti, fra mille sacrifici, hanno frequentato corsi abilitanti che non solo ci hanno tolto prezioso tempo, ma che ci hanno tolto salute e soprattutto soldini dalle tasche (Le ricordo che i corsi speciali abilitanti erano a pagamento).
Ciò nonostante abbiamo, con lo spirito di sacrificio che ci contraddistingue, adempiuto al nostro dovere e ci siamo divisi fra scuola e università togliendo tempo prezioso ai nostri affetti e a mille altre cose a questo punto più proficue: il risultato è che adesso Lei, d’intesa con altro discutibilissimo personaggio ( tale Onorevole Tommaso Padoa Schioppa titolare del dicastero dell’economia) non pensate non già al solo sacrificio di per se enorme da noi sostenuto lo scorso anno, ma ancora peggio non tenete conto del lavoro che in questi anni abbiamo faticosamente portato avanti permettendo la regolare erogazione del servizio scolastico in condizione di precarietà legislativa e peggio ancora in condizione di precarietà mentale conseguente.
Evidentemente questo è il Suo (o il Vostro) personale modo di ringraziare uomini e donne, lavoratori e lavoratrici che in tanti anni hanno fatto sempre il loro dovere nonostante tutto.
Tutto ciò non rende giustizia a noi lavoratori precari, non la rende a quelli di ruolo e non la rende al Vostro modo di fare politica.
Soprattutto Vi fa apparire e La fa apparire come un uomo davvero troppo piccolo per stare al Suo posto.
Chi Le scrive queste parole cosi dure è solo un piccolo uomo fra tanti letteralmente “trombati” dal Suo operato (“Suo” da estendersi alla Sua spettabilissimissima compagine di governo, si intende) e cosciente di non aver più nulla da perdere ne da pretendere dal Vostro operato.
Ma una cosa mi fa rabbia Signor Onorevole Ministro e non posso esimermi dal dirla: mi fa rabbia sapere che molti sindacati non ci portano in piazza contro scelte cosi scellerate, mi fa rabbia avere certezza che in questo paese chi è istituzionalmente preposto alla tutela dei lavoratori tace in modo troppo colpevole.
State, consapevolmente o no, creando tutte le condizioni necessarie al verificarsi di un nuovo ’68, ci state facendo letteralmente combattere una guerra fra poveri standovene comodamente al riparo di tutto e da tutti: al fresco dei Vostri meritatissimi stipendi mensili.
Non so se Lei proverà vergogna nel leggere queste parole, ne so mai se Lei queste parole le leggerà.
Per me è sufficiente averle scritte, averle portate a conoscenza di tutti se non altro per non darLe l’impressione che il popolo che La circonda e che governa sia tutto come i Vostri bene amati sindacati.
Io non ci sto Signor Ministro, non ci sto affatto a tacere quando letteralmente si gioca con il pane di tante migliaia di lavoratori e con il mio. Sono pronto a denuce e querele: faccia pure con comodo Signor Minstro, ma ricordi che il vento in questo paese prima o poi smetterà di sventolare sempre dalla stessa parte e soprattutto ricordi che tutti noi lavoratori precari della scuola non abbiamo di che ringraziarLa ( e ringraziarVi) per le tanto famigerate immissioni in ruolo perché, alla luce dei fatti, sono solo fumo gettato negli occhi di un corpo docenti che Lei sottovaluta e sottostima.
Concludo auspicando una Sua cortese risposta Signor Ministro, diretta o indiretta faccia Lei, ma prima di tutto abbia il coraggio di affrontare chi cosi aspramente La critica perché probabilmente dietro queste righe non ci sta solo il mio personale pensiero, ma di una intera classe docente che non ci sta più alle Vostre continue porcate e che in qualche modo vuole comunicarvelo.
A proposito sottolineo di parlare, a differenza Sua, con cognizione assoluta di causa: io la scuola la vivo, non la governo da troppo alto.
Per eventuale risposta o denuncia:
D’Andrea Santino
Via
95038 Santa Maria di Licodia (Catania)