Il sindacato dovrebbe schierarsi sempre e in ogni caso dalla parte dei lavoratori, sostenere le loro rivendicazioni e difenderne i diritti. Purtroppo non sempre è così. A provarlo sono alcune scelte operate in passato che hanno penalizzato proprio chi ha firmato, come un assegno in bianco, la delega sindacale. Per la scuola, la recente posizione assunta dalla Cgil.Flc in merito all’abrogazione della riforma voluta dall’ex governo, ne è una prova. Il "Movimento fermiamo la Moratti" che in questi anni, più di tutti, si era opposto alla legge 53, si era detto sbigottito dalle aperture dei sindacati confederali, che ne chiedevano una modifica ma non l’abrogazione. Ricordo che in questi anni, i lavoratori della scuola erano stati chiamati più volte in piazza a scioperare e a chiedere l’abrogazione della legge di riforma targata centro-destra; la sola modifica suona come un tradimento verso chi ha impiegato tempo e risorse per opporsi al modello di scuola voluto dal precedente governo. Ma dopo le feroci critiche dei suoi tesserati e del "Movimento", la Cgil.Flc non ha potuto fare a meno di ritornare sui suoi passi e in un documento di sole 15 righe approvato dal Direttivo nazionale riunitosi il 30 e 31 maggio, chiede di bloccare gli effetti del decreto 59 sul primo ciclo. Il "Movimento" ha gradito ma con qualche riserva. In molti da questo sindacato si aspettavano l’appoggio senza se e senza ma, tuttavia la Cgil non ha voluto interrompere il rapporto privilegiato che ha con la politica e con il governo. L’attività sindacale spesso è servita da trampolino di lancio per ottenere poltrone in Parlamento: ricordo che le due cariche più importanti del Paese arrivano proprio dal mondo sindacale.