Scienze e tecnologia: dove si studiano?
Il mondo della scuola vive una fase di attesa ed incertezza riguardo il suo immediato futuro. Questa condizione è la logica conseguenza della fase di transizione verso il nuovo governo, ma deriva anche dalla poca chiarezza sul futuro della riforma Moratti. Dal centro-sinistra sono arrivate indicazioni discordanti, con significative differenze tra le posizioni dei fautori dell’abrogazione in toto della legge 53 e quelle di chi invece propende per il suo mantenimento con alcune modifiche.
Dal punto di vista degli insegnanti tecnico pratici (ITP) questa situazione può rappresentare un’opportunità per rimarcare l’importanza dell’insegnamento delle materie tecnico scientifiche e dei relativi laboratori. Tali discipline andrebbero rafforzate e il loro insegnamento dovrebbe essere esteso anche a quelle tipologie di scuola dalle quali sono state finora escluse. E più che mai indispensabile riaffermare la validità didattica e formativa di tali discipline per cittadini destinati ad inserirsi in una società nella quale la scienza e la tecnologia rivestono un ruolo di crescente importanza. E viceversa inutile continuare a riempirsi la bocca di termini come “scienza e tecnologia” senza che tutto ciò si traduca nella diffusione di una seria e concreta cultura scientifico-tecnologica. Se in passato sono uscite dalle università schiere di architetti che non avevano mai visto un computer, o di medici digiuni di nozioni di dietologia e di inglese, oggi è ben chiaro quanto sarebbe deleterio mantenere in vita la dicotomia tra le materie scientifiche e quelle umanistiche.
Protagonisti di questa transazione verso una visione più moderna della scuola superiore possono essere gli istituti tecnici e i docenti teorici e tecnico pratici che da sempre si occupano delle discipline tecniche scientifiche e applicative. Ci sembra questo il momento di chiedere con forza che si estenda l’insegnamento di alcune materie tecniche (prime tra queste: la tecnologia e il disegno) anche nei licei scientifici e classici. Se uno studente moderno non può fare a meno dell’inglese, è altrettanto vero che gli saranno indispensabili nozioni di tecnologia e di informatica, ma anche la conoscenza di altri linguaggi di espressione, oltre a quello verbale, come appunto è il disegno. Ci auguriamo che il ministero della (Pubblica?) Istruzione, il prossimo Ministro, ma anche l’intero mondo della scuola con tutti i suoi protagonisti vogliano sostenere con forza una visione più moderna della scuola e delle sue finalità formative.
Proff. Cesare Rovere e Liborio Butera