Ricevo e pubblico lo sfogo del collega Bruno Attinà che denuncia gli accordi incomprensibili sulla mobilità firmati dai sindacati e le parti.
Blindiamo le province…
Sembra sia questo lo scopo che i “nostri” rappresentanti sindacali hanno voluto raggiungere con le variazioni apportate all’ultima OM 94/05 sulla mobilità nella scuola per l’anno 2006/2007.
Ma partiamo dall’inizio e vediamo come è regolata la mobilità nella scuola. Il CSA, conteggiate le cattedre disponibili a livello provinciale, accantona una quota di queste per le immissioni in ruolo dell’Anno Scolastico successivo. Le restanti cattedre vengono così ripartite: il 50% vengono riservate alla prima e seconda fase; il restante 50% per la terza fase.
Per i non addetti ai lavori la prima fase sono i movimenti comunali, la seconda fase quelli provinciali, la terza fase è invece suddivisa in mobilità professionale e passaggi interprovinciali (da fuori provincia).
Facciamo un esempio per comprendere meglio.
Immaginiamo di avere una disponibilità, su tutta la provincia, di 3 cattedre. Di queste una viene accantonata per le immissioni in ruolo, rimangono pertanto disponibili per la mobilità due cattedre. Parte a questo punto la ripartizione: una cattedra viene resa disponibile ed equamente divisa per le fasi I e II, rispettivamente passaggi comunali e passaggi provinciali il che significa 0.5 posti per fase. Anche alla terza fase viene assegnata una cattedra che viene equamente ripartita in 0.5 per la mobilità professionale e 0.5 per i passaggi interprovinciali.
Nel caso in cui non vi sia richiesta di mobilità per le fasi precedenti la quota avanzata viene assegnata alla fase successiva.
Nella terza fase, fino alla precedente ordinanza ministeriale, si applicava la stessa regola, cioè se nessuno richiedeva la mobilità professionale la quota residua veniva ceduta alla fase successiva, nel nostro esempio 0,5 cattedra veniva ceduta alla fase interprovinciale che così consentiva, con la propria quota, di arrivare ad una cattedra e quindi veniva assegnato un trasferimento.
Da questo anno invece si è pensato bene di porre uno sbarramento, ai passaggi interprovinciali, pari al 25 % della disponibilità provinciale. In altre parole per avere un passaggio interprovinciale deve esserci una disponibilità nella provincia di almeno quattro cattedre. Questo nuovo provvedimento ha una ricaduta negativa sui passaggi interprovinciali che vengono così ad essere i più penalizzati. Di fatto sia nelle piccole province sia per quelle classi di concorso cosiddette di “nicchia”, in cui non ci sono un numero elevato di posti, gli insegnanti non avranno mai la possibilità di rientrare nella propria provincia costringendo queste persone a viaggiare fino alla pensione. GRAZIE SINDACATI.
Bruno Attinà
P.S. Invito tutti i colleghi che sono stati danneggiati da questa nuova “trovata” di scrivermi all’indirizzo di PE sottostante cercheremo insieme di far sentire la nostra voce.
Email: battina@tiscali.it