Per rilanciare l’economia del Paese si è scelto la via della flessibilità spinta, richiesta da Confindustria e realizzata attraverso la legge Biagi. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, crescita quasi vicina allo zero, previsione per l’anno in corso del 1,3% ma la consapevolezza che bisogna fare molto di più per gettare le basi verso una vera ripresa economica. Apro e chiudo subito una parentesi che riprende l’analisi del quotidiano di Confindustria: «Molte imprese italiane si sono insediate all’estero, come ha detto anche il direttore de “Il sole 24 Ore” Ferruccio de Bortoli. Allora, più che “stallo” bisognerebbe dire che l’Italia sta cambiando pelle e ci sono cose che vanno e che non vanno. La vera questione è che le grandi imprese decotte vivono dei soldi dello Stato, impedendo a chi potrebbe, di riprendere. Questo non compare nei conti. Molte volte proprio coloro che urlano al declino sono i protagonisti del declino». La via da seguire per lo sviluppo potrebbe essere un’altra: puntare sulle infrastrutture dotando il Paese di opere moderne come strade, ferrovie, porti, aeroporti e di tutte le reti necessarie per favorire lo scambio di merci e di persone. Lo stesso amministratore di Autostrade s.p.a ha lanciata l’idea di costituire un fondo nazionale per le infrastrutture, da affidare ad un partito trasversale che contenga tutte le forze politiche favorevoli allo sviluppo e al quale “affidare” la gestione del fondo. Una sorta di partito per le infrastrutture. Del resto se notiamo la posizione geografica del nostro Paese ci accorgiamo che si presta molto come piattaforma logistica dell’interscambio tra Asia e Europa. E se in questo asserviamo la posizione della Sicilia notiamo che può diventare un vero e proprio anello di collegamento con tutta l’area del mediterraneo. I siciliani a tal proposito farebbero bene ad iniziare a pretendere la costruzione di tutte le infrastrutture necessarie, partendo dal famoso Ponte sullo Stretto e proseguendo verso autostrade e porti commerciali attrezzati. I più attenti, hanno capito che in Italia, con il passare del tempo, smobilizzeranno sempre di più le industrie per lasciare spazio alla logistica, alla distribuzione e al terziario, che affiancato al turismo e all’agricoltura di qualità possono rappresentare l’unica vera strada per la ripresa economica.