sempre più opposizione alla sperimentazione Moratti
Cresce il numero delle regioni che ha detto NO alla sperimentazione della riforma Moratti. All’Emilia Romagna, Umbria, Piemonte, si è aggiunta la Regione Marche che non ha esitato ad opporsi ai nuovi percorsi sperimentali del secondo ciclo. La sperimentazione prevedeva l’avvio dei nuovi indirizzi liceali e l’offerta formativa integrata tra istruzione-formazione. Alle Regioni si sono affiancate le Province, che attraverso il loro presidente hanno chiesto formalmente il ritiro del decreto che anticipa al 2006/07 l’avvio della riforma Moratti. Se in un primo momento la forzatura da parte del governo verso l’avvio della sperimentazione poteva sembrare una mossa azzeccata per spiazzare l’opposizione, oggi, dopo le reazioni delle Regioni e delle Province, a rimanere spiazzato è stato proprio lo stesso governo. La rottura dell’accordo ha portato il Paese verso lo scontro istituzionale: da un lato Regioni e Province, dall’altro il governo con la sua miopia politica e organizzativa. E le scuole? Sono prese in mezzo dalle pressioni del MIUR e dallo scoglio insuperabile di avviare i nuovi percorsi senza poterli presentare ai nuovi scritti visto che le iscrizioni sono già state chiuse da un bel pezzo. In tutto ciò non è da sottovalutare l’insegnamento delle nuove discipline. Le tabelle di confluenza non prevedono la revisione delle classi di abilitazioni. Senza di esse il progetto non avrà l’indicatore per l’individuazione dei docenti a cui affidare l’insegnamento delle discipline innovative previste dalla riforma. Un vero e proprio caos che coinvolge le scuole, le famiglie e gli stessi studenti, continuo a chiedermi il perché di questa forzatura.