Precariato: piaga o risorsa?
C’è un grande assente nei dibattiti politici televisivi: il precariato nella scuola. L’argomento sembra essere diventato un tabù, l’Unione si limita a parlare del disastro della riforma Moratti, e basta quello, per acquisire consensi dal mondo dell’istruzione. Ma non basta. La scuola ha tanti altri problemi che andrebbero affrontati e risolti, ne cito solo alcuni: l’edilizia scolastica, le attrezzature didattiche, stipendi europei, nuove metodologie didattiche che favoriscano la didattica dei laboratori. Il precariato però, rimane il problema maggiore. Negli anni, attraverso questa pratica, si è applicata una sorta di “liberalizzazione spinta” del lavoro. Il precariato ha garantito da sempre la flessibilità con contratti di supplenza a termine, ergo nessuna sicurezza economica, nessuna certezza lavorativa, nessuna possibilità di attingere ad un mutuo. Lo stesso sta avvenendo nel mondo del lavoro dipendente a seguito delle riforme Treu e Biagi. Come mai in passato nessuno gridava allo “scandalo”? Forse perché il precariato è sempre stato una fonte inesauribile di “guadagno”, suddiviso in tessere sindacali e risparmi da parte dello Stato? Oggi, ricordo, ci sono più di 200 mila insegnanti precari che aspettano di sapere quale tipo di futuro si sta loro preparando. Intendo dire che per conseguire l’abilitazione, devono “passare” attraverso i corsi SISS gestiti dalle università, che hanno un costo superiore a 5000 Euro. Stranamente questo tema è scomparso dai dibattiti politici attuali.