E’ nato Wabian, il primo robot umanoide, capace di camminare esattamente come un essere umano, di cambiare espressione in base alle emozioni. Nel suo programma i suoi “genitori”gli hanno inserito: rabbia, paura, disgusto, tristezza e la sorpresa. Il tutto è stato collegato alla sua mimica facciale che in funzione dello stato d’animo cambierà espressione. Questa volta gli scienziati dell’università di Tokio l’hanno fatta grossa, e hanno già anticipato che appena sarà dotato di parrucca e di pelle artificiale, sembrerà un “vero” uomo, capace di interagire in piena autonomia con le sollecitazioni esterne. Ma in Italia, a Pisa, esiste il fratello gemello, Webian-2 il prototipo tutto italiano che nelle prossime sarà ospitato negli spazi del Polo Valdera. Sarà attrezzata da “Robocasa Italy”, una struttura dove i ricercatori avranno come primo obiettivo la creazione del robot umanoide. “Avrà mani cibernetiche e una pelle artificiale – ha spiegato il professor Paolo Dario, docente di biorobotica – e un cervello che consentirà di valutare e analizzare gli stimoli esterni”. La collaborazione con i giapponesi, consentirà nei prossimi anni di aprire una struttura in Toscana simile e attrezzata come quella di Tokio, dove verranno studiate le possibili applicazioni verso i soggetti anziani con problemi seri di deambulazione e verso lo sviluppo di protesi ausiliarie che si sostituiranno agli arti mancanti. La collaborazione tra Waseda e Sant’Anna potrà offrire anche altri spunti: Robocasa Italy studierà nano e micro bio-tecnologie per applicazioni in chirurgia mini – invasiva e fetale. “In un futuro prossimo – è stato detto – si prevede la realizzazione di un sistema teleoperato in grado di tagliare tessuti applicando forze controllate dal chirurgo, evitando quindi di danneggiare altre parti del corpo del paziente”. La robotica è senza ombra di dubbio la scienza del futuro, già a dire il vero sono stati fatti molti passi avanti, chissà però se un giorno arriveremo a realizzare dei robot in grado di sostituirci completamente nel lavoro, con la speranza che non si ribelleranno come nel film: I, Robot, dove veniva narrato appunto la rivoluzione delle macchine verso l’uomo. La loro intelligenza artificiale era così sviluppata al punto da voler assumere il controllo del Pianeta.