I “No Ponte” nordici forse si ricredono? Pare proprio di sì. Dopo la manifestazione di protesta alla quale hanno partecipato, si sono trovati a tirare le somme circa i disagi causati dalla lenta linea ferrata ma soprattutto dal traghettamento a singhiozzo che bisogna subire per attraversare due chilometri di mare. Se tutto va bene, prima che si riempia la pancia della motonave e si metta in moto, passa più di un’ora e mezza, con il ponte basterebbero appena 3 minuti. Questi oppositori pare che dopo aver subito questi disagi si siano lasciti sfuggire: La Tav è una cosa… Però, ragazzi, il Ponte sullo Stretto, chissà, forse, magari… Comunque, stanotte è stata dura». Il bello delle proteste (quando le proteste si fanno impegnando la propria pellaccia) è che c’è sempre qualcuno che si ricrede. Un conto è presentarsi ai convegni, in sale ben riscaldate, per dire come ha fatto ieri D’Alema: «Il ponte non è una priorità. E’ costoso. Meglio la Tav». Altro conto è gridarlo al vento il giorno della manifestazione, e poi ritrovarsi su un treno in una gelida notte di gennaio. Pare che alcuni dei fieri oppositori dell’infrastruttura «non prioritaria», bravi “boccia” della Val di Susa, non fossero mai stati in Sicilia sui comodi convogli delle ferrovie nazionali. Se ne sono tornati indietro con qualche certezza in meno e qualche dubbio in più. In democrazia, è già un buon risultato. Concludo affermando, come già disse qualcuno, che solo i cretini non cambiano idea!
- 19 anni ago
Liborio Butera
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