Giro questo interessante commento in merito alle posizioni dell’Ulivo sulla futura scuola targata dentro sinistra.
Roberta Roberti
La scuola siamo noi – Coordinamento Scuole Parma
Considerazioni su un documento sulla scuola degli Ulivisti Milanesi
Interessante il documento del gruppo di ulivisti milanesi, mi è parso di
sentir dichiarare finalmente quello che ho seriamente temuto, e che
aleggiava nell’aria negli ultimi incontri svoltisi a Milano il 19 novembre
al convegno La scuola in testa, a Bologna il 29 novembre alla Presentazione
del rapporto di monitoraggio regionale sulla formazione integrata e nei
tanti resoconti in rete degli ultimi giorni.
Sono duemila le ragioni per cui mi ritrovo nettamente in disaccordo con
questo documento.
Mi soffermerò in particolare sulla questione che meglio conosco e che sto
seguendo da vicino, essendo coinvolta in un percorso integrato nella mia
scuola, ITIS di Parma.
I signori firmatari del documento infatti sostengono che:
”E’ necessario innalzare la soglia dell’obbligo d’istruzione ai sedici anni
e recuperare la normativa abrogata sull’obbligo formativo fino ai diciotto
anni, o per lo meno fino al raggiungimento di una qualifica professionale
di terzo livello europeo.”
(vi ricordo che ciò signifca una delle qualifiche professionali che vengono
rilasciate, ad esempio, in Emilia Romagna nei percorsi integrati e nei
Centri di Formazione Professionale tutte tarate su standard di competenze
europei, tant’è vero che sono scritti in tre lingue, italiano, inglese e
francese, forse c’è pure il tedesco, non ricordo con precisione)
I firmatari ulivisti proseguono poi:
”Il biennio unitario e integrato per tutti dopo il primo ciclo deve
consentire un ventaglio ampio di scelte e permettere integrazioni, a fini
orientativi e propedeutici, con la Formazione Professionale, da considerare
in ogni caso come sistema a sé. A partire dal terzo anno,
nell’ambito dell’istruzione tecnica e professionale si svilupperanno corsi
di durata diversificata (3-4-5-6 anni) coerenti con i livelli delle
qualifiche professionali europee fino all’istruzione tecnica superiore non
accademica. Come avviene già diffusamente, in questo quadro gli Istituti
scolastici potranno accreditarsi come agenzie di
formazione.
Contestualmente vanno sviluppati i temi della certificazione e del
riconoscimento dei crediti, per i quali è indispensabile la piena
valorizzazione della sede costituita dalla Conferenza Unificata Stato
Regioni.”
Dunque, signori: biennio unitario o biennio integrato??
Le due cose sono ben diverse, così come non abbiamo capito bene: la
Formazione Professionale, ce la dobbiamo assolutamente tenere a scuola? Ma
vi piace così tanto? Ma vi sembra tanto indispensabile?
Delle due cose, una: o si ritiene necessario sul serio l’obbligo scolastico
a 16 anni, e allora almeno fino a 16 anni si fa scuola e BASTA, oppure si
ritiene necessario preparare dei lavoratori indifesi, con una bella
qualifica professionale dal timbro UE, destinati a finire analfabeti di
ritorno in un mondo del lavoro dove si troveranno naufraghi nel mare del
precariato e senza avere i benchè minimi strumenti per aggiornarsi e
difendersi.
Siamo d’accordo che oggi anche un meccanico ha bisogno dell’elettronica, e
quindi della matematica? Siamo d’accordo che oggi un cittadino debba
conoscere i propri diritti ed i propri doveri per poter consapevolmente e
civilmente partecipare alla vita sociale?
Siamo d’accordo che chiunque debba avere gli strumenti per leggere e
comprendere, interpretare e prendere posizione nel mondo che lo circonda?
Siamo convinti che la conoscenza di una lingua straniera sia il minimo
indispensabile in una società globale?
Se sì, allora riconosciamo ad ognuno i suoi compiti, e lasciamo la
formazione professionale al postobbligo e al postdiploma e l’obbligo
scolastico alla scuola.
Si prosegue sulla falsariga, nel documento milanese:
”Ciò non è tuttavia sufficiente, e potrebbe risultare addirittura
controproducente, se non si attuasse un profondo rinnovamento degli assi
culturali e delle metodologie didattiche. Il necessario superamento della
separazione tra la dimensione del fare e quella del
sapere implica infatti il ribaltamento delle metodologie didattiche di
stampo gentiliano ancora oggi prevalenti e l’avvio di una “didattica del
progetto” capace di superare l’autoreferenzialità delle discipline.
Per “integrazione” perciò non si deve intendere una semplice
giustapposizione di quote orarie, che si risolverebbe in un alibi per
evitare una radicale revisione dell’approccio metodologico- disciplinare,
ma una feconda contaminazione per rispondere alle esigenze di un’utenza che
vive in un contesto culturale in cui non
solo le modalità di apprendimento, ma anche gli alfabeti sono profondamente
mutati e diversificati. Senza buoni insegnanti capaci di partire dalle
situazioni problematiche e dalla didattica del progetto, non c’è nessuna
innovazione possibile. “
Ma non avete proprio capito! Noi non vogliamo nessuna giustapposizione, noi
le ore professionalizzanti non le vogliamo proprio. Noi vogliamo una scuola
dell’obbligo che insegni a tutti il diritto, l’italiano, la matematica, la
filosofia, le lingue straniere e via dicendo!! Per insegnare queste
discipline sì che ci sarà bisogno di un rinnovamento metodologico, ma non
certo abbinandole e confondendole con l’addestramento al lavoro!!!
Fateci capire bene: ma credete davvero che il rinnovamento delle metodologie
didattiche passi attraverso le esperienze fantastiche dei percorsi integrati
scuole/enti di formazione?
Pare proprio di sì!!!!!!!!!!!
”In questo senso potranno essere recuperate positivamente anche le
esperienze condotte da scuole e centri di formazione professionale
impegnati nella realizzazione degli accordi Stato-Regione dl giugno 2003,
pur negli spazi angusti ed ambigui cui sono stati costretti dai vincoli
della legge 53.”
Dunque ci dite che le scuole, per rinnovare la loro metodologia didattica
hanno urgente bisogno dei formatori degli enti di FP. Loro sanno di cosa la
scuola ha bisogno, loro sì. Noi no.
Noi sappiamo che la scuola ha bisogno di essere lasciata in pace, di non
vedersi sottrarre di continuo risorse e personale, di non vedersi saturare
le cattedre a 18 ore, di non vedersi gonfiare la classi fino a 30-31 alunni,
di non vedersi tagliare i fondi al sostegno e all’integrazione, di non
vedersi sommergere di stupidaggini burocratiche e di quiz demenziali come
quelli dell’Invalsi, che questi signori esaltano come fondamentali per
monitorare i risultati delle scuole!!!!!!!!!!!!
Noi sappiamo che non ha senso sottrarre risorse dirette alla scuola per
finanziare gli enti di formazione, la cui esistenza è messa a rischio
dall’esaurirsi del Fondo Sociale Europeo sulla base del quale sono nati e
proliferati. Guarda caso, in queste strutture sono implicati le province e i
comuni, con una confusione di ruoli che ben si evidenzia in fase di
orientamento scolastico alle terze medie, nel corso del quale sono
presentate come appetibili le scorciatoie dei CFP e dell’apprendistato.
Noi sappiamo che la scuola deve prima di tutto educare cittadini
consapevoli.
E per queste e moltissime altre ragioni contenute nel vostro documento, cari
signori firmatari, non ci troviamo proprio d’accordo con voi.
Cercherò di relazionare appena possibile sulla situazione in Emilia Romagna
quanto a formazione integrata.
Purtroppo gli impegni sono stati pressanti e davvero le cose stanno
precipitando ad un ritmo tale che si fatica a tenere il ritmo, trovando
contemporaneamente le forze per rifletterci sopra davanti al computer.
Lunedì avrò un altro incontro a Parma, dopo quello di Bologna, sui bienni
integrati, dopodichè vi farò un resoconto completo delle posizioni della
Bastico – e dell’Unione – sulla questione.
ciao a tutti
Roberta Roberti
La scuola siamo noi – Coordinamento Scuole Parma